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title="How to be practical?"
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editors=["claudia.md", "emilia.md", "giacomo.md", "nicoletta.md"]
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has_highlights=["caroantonio.md", "ivoquaranta.md", "dichiachi.md", "natura.md", "posidonia.md", "espacelibre.md", "colonialcollage.md", "contradizzione.md", "hannoestrattotutto.md", "bordometropolitano.md", "nascitaisola.md", "stormi.md", "sentierodei.md", "maredipiombo.md"]
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La riflessione “How to be practical?” è nata da un dialogo a quattro voci trascritto in simultanea. La conversazione si è sviluppata leggendo parti di annotazioni e commentandole insieme, proseguendo per associazioni e scarti tra argomenti diversi. Abbiamo mantenuto la natura spontanea del dialogo anche nella restituzione scritta. La mancanza di apparenti legami stringenti, così come di ellissi o altre aperture delle frasi, riflette quindi la originaria natura orale del testo.
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> Questa libertà non appartiene che a pochi, quest’aria non è di tutti! … Di chi la salute e pace della gente, di chi l’integrità e fiducia dei giovani ogni paese! A chi ogni paese e tutta la Terra; di chi il Respiro! Oh, non per tutti, dirà. Si vorrebbe, ma non per tutti è possibile! E tacerà il nome onnipresente: Denaro! … Quando anche l’ultima libertà della Terra e dei suoi figli meno forti potrà essere comprata – com’è effettivamente comprata e ridotta un’agonia, e distrutta-, allora il concetto di libertà che ne esce è deturpato e sconvolto. Non è più un respiro; non è di tutti! È del più forte e il più bruto. - ![](author:annamariaortese.md)
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Siamo seduti fuori dallo “spazio”, il nostro studio a Calasetta durante il Campo Sud summer school. Finiamo di leggere l’highlight dal testo di ![Anna Maria Ortese](highlight:dichiachi.md) e ci risuona la parola Denaro. Claudia suggestionata ci legge il testo di Stefano Mancuso ![La nazione delle piante](bib:42171d1d-c6af-45d8-94f7-b503d4fd18db) (![English translation](bib:96980422-16a3-493c-a7ec-585a5908b282)):
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> art.8: “La nazione delle piante riconosce a favorisce il mutuo appoggio tra le comunità naturali di esseri viventi come strumento di convivenza e di progresso”. - ![](author:stefanomancuso.md)
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Visto che la natura si organizza da sola, forse potremmo ragionare collegando il tema del denaro con il discorso della decentralitonitezzazione del potere?
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Il denaro oggi non è inteso come mutuo appoggio, se il progresso lo intendiamo come collettivo e non limitato a pochi, e quindi il sistema del denaro oggi segue logiche di prevaricazione.
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Sono 8 articoli. Ce ne sono altri che ci possono essere utili: la nazione delle piante riconosce e garantisce i diritti inviolabili delle comunità naturali come società basata sulle relazione fra gli organismi che la compongono (art.2)... queste relazioni non possono mai andare a distruggere le risorse non rinnovabili... che non riconosce le gerarchie animali... rispetta universalmente i diritti... non ha confini.
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La terra è un pezzo di pietra.
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Potremmo avere uno sguardo ecologico?
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La parola respiro arriva all’improvviso nel testo della Ortese e mi fa strano, perchè rimanda a qualcosa di corporale della libertà…
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E i minatori? I loro polmoni? (vedasi: ![](highlight:hannoestrattotutto.md) & ![](highlight:ivoquaranta.md))
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Si parla di lotta, di contrasti eccetera mi piacerebbe vedere certe cose come un passaggio, una lotta è un momento di conflitto che deve portare ad uno scioglimento, no? Credo... Perché noi dobbiamo parlare dello scioglimento per andare avanti, è uno strumento di cui ci si serve per cambiare un sistema.
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Ma la lotta non deve portare necessariamente ad un conflitto, pensiamo al gesto di lotta nel piantare 7000 querce (vedasi: ![](highlight:natura.md)).
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Perché è un’opera d’arte, una provocazione che ha fatto Joseph Beuys, che ha messo in vendita 7000 lastre che sono diventare 7000 querce, si è messo d’impegno, le ha fatte crescere.
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La città si è invasa di querce. Una sorta di arte pubblica e condivisa.
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è arte politica, anche chi non ha partecipato alla vita di quella pianta... anche chi si oppone... è coinvolto e ne trae un beneficio? Perché quelle piante fanno parte di tuttə, anche tu ne respiri l’ossigeno…
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Mi viene in mente che attraverso l’arte si fa lotta politica, e di lotta Kevin mi ha fatto riflettere quando l’azione politica artistica non e su un individuo ma su organismo vivente.
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C’è questo concetto che si chiama “plant blindness”, la cecità delle piante, cioè un pregiudizio cognitivo per cui si tende a ignorare l’esistenza delle piante. Anche se non ricordo chi l’ha teorizzato - dice che nella storia dell’arte si è sempre considerato la pianta come un elemento passivo o decorativo, ma in realtà anche le piante possono essere usate per una *agency* politica. Per esempio la stessa cicuta non è stata usata in maniera politica nel suicidio di Seneca? La stessa pianta è stata usata anche per gli aborti.
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Quando si parla di deforestazione, oltre a sfruttare le risorse naturali usi le piante per sradicare l'identità di un popolo che ci vive. Se disboschi la foresta amazzonica togli spazio vitale a quell’ambiente per piegarlo ad altre logiche e farci cose massive... anche la terra, non siamo solo noi che con le nostre teste e i nostri discorsi possiamo fare delle azioni, ma se modifichi l'habitat dei popoli? Tu cosa ne pensi?
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Riportando questo alla Sardegna?
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Anche la Sardegna è stata deforestata, poi guarda cosa è successo con gli incendi…
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Negli highlight di oggi c’è il ritorno dell’idea del Mediterraneo, questo di Emilia, ![di chi a chi](highlight:dichiachi.md)? O questo di Clem: “Per alcuni andare da un lato all’altro del Mediterraneo è una passeggiata, per altri si alzano muri di ferro” ![](highlight:espacelibre.md)
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Nel Mediterraneo sembra che ci sia una disparità mi crea un’ispirazione: è un mare d’acqua o un mare di piombo, c’è una parte di mondo che ha più facilità ad attraversarlo rispetto al viceversa... per alcuni l’acqua è più pesante forse.
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L'highlight di Dario è sul fare con, sul fare insieme (![](highlight:bordometropolitano.md)).
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Poi c’è quello sulla nascita dell’isola (![](highlight:nascitaisola.md)) tra la Sicilia e l’Africa che poi è scomparsa, e ti fa pensare alla fluidità dello spazio mediterraneo e ai ritmi temporali così diversi da quelli umani con cui le cose mutano…
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Noi ci mettiamo al centro come se fossimo al centro, ma dobbiamo toglierci dall’antropocentrismo.
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Mi fai venire in mente questo album di Vasco Brondi prima di tutto sul dire la verità, siamo solo due forme di vita nel terzo pianeta del sistema solare (![](highlight:sentierodei.md)) penso che non siamo solo noi che abbiamo … siamo delle mosche.
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A me ricorda Die di iosonouncane (![](highlight:stormi.md)) … Mi riporta delle immagini marine, così radicate nella Sardegna, immagini così marine che ascoltandole … penso al legame di alcuni elementi ambientali, come le vele bianche che sono specifiche ma così spaziali, locali ma mi rimandano … altri ambienti …
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anche nella marginalità ci può essere un elemento di controllo,
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un contrasto che porta l’inclusione che si basa sull’esclusione
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Mi sembra molto bella questa cosa del vivere con le pietre, che è legata a questa cosa del respiro, in realtà non sappiamo se le pietre respirano, ma determinate piante generano, vanno a contribuire …
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Il vento permette che delle sementi viaggino da un punto all’altro.
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Perché il vento?
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Il vento per me è il respiro, aria che si muove ad una velocità che trasporta delle forme di vita
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Vi leggo un pezzo: dalla lettera che ci ha suggerito Giulia (![](highlight:pietre.md)) Gramsci andò a scuola a Ghilarza, il pezzo sulle pietre.
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E’ come se le pietre fossero il riassunto della storia dell’uomo, e torna il Mediterraneo...
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Abbiamo i lavori sulle miniere, il discorso ecologico, le opere d'arte, e questo pezzo sulla pietra mi sembra che non c’entra nulla…
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Per me è molto toccante. Anche quando dice che i sardi non amano il mare perché è il posto da cui arrivano gli invasori. Si dice che in Sardegna ci sia stato un maremoto che abbia fatto ritirare gli abitanti verso l’interno, ci sono infatti dei nuraghi sul mare...
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La morfologia del posto in cui nasci modifica il tuo pensiero.
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> In una lettera ... Gramsci racconta una storia per i propri figli ... Un ragazzino dorme con un bicchiere di latte appoggiato per terra ... Un topo beve il latte, il bambino si sveglia e trovando il bicchiere vuoto scoppia a piangere. Allora il topo va dalla capra e le chiede un po’ di latte. La capra non ne ha, ha bisogno di erba. Il topo va nel campo, e il campo non ha erba perché è troppo riarso. Il topo va al pozzo e il pozzo non ha acqua perché ha bisogno di essere riparato. ... Infine il topo va dalla montagna e la montagna ... ha perso i suoi alberi. (Nel corso dell’ultimo secolo la Sardegna è stata radicalmente disboscata per fornire le traversine ferroviarie all’Italia continentale.) In cambio delle tue pietre, dice il topo alla montagna, il bambino, quando sarà grande, pianterà castagni e pini sulle tue pendici. Dopo di che la montagna accetta di dare le pietre. - ![](author:johnberger.md) in ![How to Live with Stones](bib:1f3b7cc5-3b40-4f6c-aba1-9bc0486ab4ba)
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Anche l’estrattivismo…
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Posso dire che mi sembra molto simpatica che questa ambivalenza della pietra venga raccontata attraverso una favola per bambini, facendoci sentire come la pietra è legata al lavoro del territorio, ti da la sensazione dell’interconnessione con tutto quindi se perdi un pezzo, se lasci indietro una parte, un organismo vitale, si va a ripercuotere prima o dopo su tutto, come nel corpo umano se ti fa male al fegato poi? Se disboschi una certa area poi ne va a piangere tutto ...
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Un interconnessione che riguarda entità, animali, vegetali e minerali.
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Una visione globale.
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Quando si parla di ecologia bisogna tenere in considerazione queste cose, l’uomo la terra i minerali il respiro, le stese cose sono legate a bomba, respiro, nutrimento, l'ossigenazione, la specificità dei territori a livello politico si ripercuote sulle varie dislocazioni che cancellano le specificità dei luoghi che dal punto di vista culturale perdono l'identità.
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Tutto frutto della prevaricazione sull’ambiente, sappiamo di altre culture che avevano dei luoghi sacri inviolabili, il colonialismo e il progresso occidentale È stato costruito sulla depredazione di queste risorse… Come ci ha raccontato Lucrezia Cippitelli del Congo (highlight:lubumbashi.md). Forse si ritorna all’estrattivismo? (highlight:hannoestrattotutto.md)
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Infatti, mi ha colpito che una signora, qui a Calasetta, parlando di Carbonia - che io ho solo intravisto dal treno venendo qui - mi ha detto: - “sai, Carbonia è stata costruita durante il fascismo, hanno diviso i quartieri per i minatori, per i tecnici, e quello per i dirigenti. Tutti diversi.” Questo mi risuonava con quello che è stato fatto a Lubumbashi. Sono posti lontani ma si replicano le stesse dinamiche, ma è come se vicino a noi le vedessimo più leggere, come se fossero meno gravi.
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All’incontro di ieri sera al museo Macc, la Cippitelli ci racconta che nella costruzione di questa città in Congo, Lubumbashi, a livello dell’organizzazione urbana chi stava vicino alle miniere aveva strutturato la città sulla falsa credenza del volo delle zanzare. Si pensava che le zanzare potessero volare per soli 700m quindi il distanziamento minimo tra i due insediamenti era quello, quasi come se non volessero mischiarsi, contaminarsi …
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Quindi a questo punto che cosa abbiamo? Il concetto di salute, del tipo di lavoro, dello sfruttamento. Quindi per star bene io devi star male tu?
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Mi ricollego anche ad un altra cosa, che sono dei collage che ha fatta Chiara (![](highlight:colonialcollage.md)) sul tema della militarizzazione del mediterraeo, questa pietrosità mi ha colpito in modo istintivo e non razionale quando ho fatto le foto di questo luogo (![](highlight:caroantonio.md)) che per me è come un luogo immaginario del confino di Gramsci, questa casa, in realtà è posizionata sopra un promontorio, sembra quasi disabitata e si vede che è stata modificata dal mare ed dall’agente salino… questa cosa mi ci fa ripensare.
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Una coabitazione pacifica tra l’insediamento umano e naturale.
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Co-abitazione è un bel termine, forse sì è giusto, avrei detto fusione ma non lo è nel paesaggio, la casa è modellata dagli agenti atmosferici crea una confidenza, poi in realtà è un abuso edilizio, ma prima che venisse ... la regola … però anche un esempio virtuoso porta un'integrazione e forse è costruttivo?
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Integrazione è una parola che mi mette in difficoltà, preferisco co-esistenza. Cioè che non vieni assorbito, che non perdi la tua identità. Potremmo collegare questo all’ecologia e alle piante. In generale non è che la salvia diventa un rosmarino, a volte si passano i nutrienti però ora che ci penso alcune tolgono acqua alle altre. Ma non sono un botanico.
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In india c’era questa persona, che coltivava delle piante di cotone, invece di usare prodotti chimici tra i filari delle colture cercava altre piante che potessero allontanare degli insetti. Mi è venuto in mente parlando di organizzare una coesistenza, collegato al discorso del mutuo soccorso di prima, e anche prendendo in considerazione l’utilizzo del prodotto chimico che arreca danno.
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L’organizzazione che fa della natura l’uomo ispirandosi al capitalismo e la velocità che ne decorre è evidente, le conseguenze pure. La natura anche senza l’uomo si organizza per conto suo, per cui guardando questo come uno specchio vediamo che con questo sistema veloce favoriamo l’entropia (il lento disfacimento dell’universo) mentre se l’uomo abbandona la natura, come a Chernobyl la natura si riorganizza e l’entropia non viene favorita.
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Cosa vorreste dire?
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Mi interessa la relazione tra le “cose”, che non è solo l’uomo e il territorio / l’uomo o l’animale / l’uomo e le cose / ma una relazione di co-abitazione tra “entità” (forse è questa la parola giusta) che si può esprimere in modo immaginifico. Forse con storie non descrittive, ma con parole come “respiro” parlando del mediterraneo, può essere il respiro del vento se ci ricolleghiamo al mare. Non vorrei dire in modo metaforico, neanche simbolico, è un linguaggio che…
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Come si applica alla pratica?
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Noi non possiamo dire come cambiare il mondo secondo una prospettiva ecologica, altrimenti dovremmo...
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Ma noi stiamo scrivendo un testo e ci alimentiamo di suggestioni...
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Non dobbiamo per forza citare a Gramsci, adottiamo qui la sua metodologia di discussione da tutto il patrimonio che ci può aver lasciato, ma non per forza dobbiamo citarlo, secondo me l’importanza è il modo o l’approccio, un po’ come la morfologia che si modifica e sopravvive.
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Quagliare viene dalla pastorizia.
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Forse possiamo citare la lettera di Giulia come ispirazione:
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* ![Black lung](https://pages.sandpoints.org/camposud/highlight/ivoquaranta/) si entra più nel campo della salute,
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* ![](highlight:contradizzione.md),
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* ![](highlight:hannoestrattotutto.md) (sulle miniere),
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* ![](highlight:posidonia.md).
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La prima immagine di un libro di Perec è la mappa dell’oceano (![](highlight:oceanmap.md)). C’è un quadrato nero e dentro è tutto bianco, non ci stanno confini nè gerarchie perchè non c’è terra… ed è secondo me un po’ una provocazione sulla gerarchia delle mappe.
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Allora come lo facciamo questo testo, tipo così?
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Lavorando assieme con differenti competenze
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Il respiro
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L’ambiente le piante
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La salute e lo sfruttamento
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La coesistenza e coabitazione
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Guarda cosa hanno caricato adesso:
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